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Cosa significa parlare di dislessia? Significa solo riferire di esperienze dolorose e di incomprensione? Essere dislessici espone solo a prestazioni di imbarazzo o anche di successo formativo?

 

Sono questi gli interrogativi a cui ha cercato di dare delle risposte il convegno tenutosi il 4 ottobre presso l’auditorium del I circolo didattico Don Pietro Pappagallo.

Il convegno è stato moderato da Silvia de Robertis, docente e tutor presso l’Università di Bari, e ha visto gli interventi del prof. Vincenzo Servedio, dirigente scolastico del I circolo didattico, del dott. Nicola Gemmato, sindaco di Terlizzi e di Mara Lentini, docente e presidente della sezione provinciale dell’AID Bari.

La manifestazione si inserisce all’interno della settimana nazionale della dislessia, tesa a sensibilizzare l’opinione pubblica su un disturbo che non è ancora totalmente conosciuto e che richiede, invece, una forte sensibilizzazione verso scuola, famiglia, associazioni, istituzioni…

Dare una risposta concreta a chi è affetto da un disturbo specifico dell’apprendimento è possibile. E’ quanto affermato dal dirigente scolastico, prof. Vincenzo Servedio, che ha sottolineato che il superamento delle difficoltà pedagogiche e didattiche legate agli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento e il loro successo formativo è possibile   attraverso l’attuazione di “esperienze di autoefficacia” e l’adozione di processi di personalizzazione concordati da scuola e famiglia.

La dislessia,quindi, chiama in causa tutta la comunità educante, che deve attivarsi nella direzione di una pedagogia dell’incoraggiamento ricordando che “i nostri figli hanno bisogno prima di tutto del sostegno più forte che esista: quello di un genitore ed un insegnante che creda in lui”.

 

 

 

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